Mi davano del matto quando ho preso il Bologna. Il calcio? Come un albero di arance
Il tecnico del Bologna, Vincenzo Italiano, ha recentemente concesso un’intervista alla Gazzetta, in cui ha condiviso la sua esperienza e le sue riflessioni sulla sua carriera e sul mondo del calcio. Italiano, noto anche come “Braveheart”, ha raccontato come all’inizio del suo percorso con il Bologna, molti lo consideravano un “matto” per aver accettato l’incarico. Tuttavia, il suo lavoro e la sua visione hanno portato la squadra a risultati sorprendenti, confermandolo come un allenatore di grande talento.
La Sfida al Bologna
Quando Italiano ha preso le redini del Bologna, molti nutrivano dubbi sulla sua capacità di portare la squadra a risultati significativi. Tuttavia, il tecnico ha trovato un gruppo compatto e motivato, che sapeva “remare unito” e “cantare in spogliatoio”. Questo spirito di squadra è stato fondamentale per raggiungere obiettivi ambiziosi, come la semifinale di Coppa Italia e una posizione di rilievo in classifica.
Il Calcio: Un Albero di Arance
Italiano ha paragonato il calcio a un “albero di arance”, sottolineando come spesso venga data più importanza a chi esce agli ottavi rispetto a chi arriva in finale. Questa metafora riflette la sua visione del gioco, dove il successo non è solo legato ai risultati finali, ma anche al percorso e allo sviluppo della squadra.
Il Percorso di Italiano
Il tecnico ha anche riflettuto sui suoi anni a Firenze, sottolineando come il suo lavoro sia stato spesso sottovalutato. Tuttavia, la sua determinazione e la sua capacità di adattarsi hanno permesso di raggiungere traguardi importanti. Oggi, Italiano è considerato uno degli allenatori più promettenti della Serie A.
La Gioia di Allenare
Italiano ha espresso la sua gioia nel lavorare con i ragazzi del Bologna, sottolineando come sia un piacere allenare una squadra che sa unire passione e impegno. Questo approccio ha portato il Bologna a essere una delle sorprese della stagione, confermando la validità della sua filosofia calcistica.
