Ultras Juve: La Cassazione Conferma le Condanne per Associazione a Delinquere ed Estorsione
La Cassazione ha confermato le condanne per associazione a delinquere ed estorsione nei confronti di cinque esponenti della tifoseria organizzata della Juventus, coinvolti nell’inchiesta Last Banner. Questo processo è stato celebrato a Torino dopo un’indagine della Digos sulle pressioni esercitate dalla curva durante la stagione calcistica 2018-2019.
Il Processo e le Condanne
Il processo ha visto la Juventus costituirsi parte civile, rappresentata dall’avvocato Luigi Chiappero e dalla collega Maria Turco. La denuncia presentata dalla società bianconera ha fatto scattare l’indagine, condotta dalla Digos, sulle pressioni esercitate dalla curva nei confronti della società. Queste pressioni includevano scioperi del tifo e cori razzisti, organizzati dagli ultras per ottenere benefit e privilegi, come i biglietti per le trasferte.
Le condanne confermate dalla Cassazione includono:
– Dino Mocciola, condannato a otto anni di carcere.
– Salvatore Cava, condannato a quattro anni e sette mesi.
– Sergio Genre, condannato a quattro anni e sei mesi.
– Umberto Toia, condannato a quattro anni e tre mesi.
– Giuseppe Franzo, condannato a tre anni e undici mesi di reclusione.
Le Motivazioni della Cassazione
Il sostituto procuratore generale di Cassazione, Alessandro Cimmino, ha descritto l’azione degli ultras come “convergente”, volta a condizionare le scelte della società. Queste azioni erano finalizzate a riottenere i benefit, tra cui i biglietti per le trasferte, come emerso dalle intercettazioni.
Implicazioni e Reazioni
La conferma delle condanne rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro le associazioni a delinquere nel mondo del calcio. La Juventus, costituitasi parte civile, ha dimostrato una forte volontà di contrastare le azioni illegali della propria tifoseria organizzata.